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Lavoro, come cambierà con l’IA?

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Lavoro

Un tempo, il lavoro freelance era considerato il regno di scrittori intraprendenti e web designer creativi. Oggi, però, rappresenta una realtà in continua espansione per miliardi di lavoratori in tutto il mondo. Sempre più aziende stanno smantellando i tradizionali ruoli a tempo pieno per trasformarli in incarichi a contratto, con meno stabilità e minori tutele legali.

L’esplosione del lavoro freelance negli ultimi anni

Già nel 2009, la crisi economica globale aveva costretto migliaia di professionisti disoccupati a reinventarsi come freelance per sopravvivere. Oggi, la tendenza è diventata strutturale: nel 2024, gli Stati Uniti contano oltre 76 milioni di freelance, un aumento significativo rispetto ai 64 milioni del 2023. Questa crescita vertiginosa, spinta da politiche aziendali orientate alla riduzione dei costi, potrebbe portare oltre il 50% della forza lavoro statunitense a essere costituita da lavoratori autonomi entro il 2028.

Mentre le grandi aziende e i think tank finanziati da Wall Street celebrano il freelance come il “futuro del lavoro”, gli esperti del settore mettono in guardia dai rischi legati a questa evoluzione. L’autonomia lavorativa, spesso dipinta come una scelta vantaggiosa per entrambe le parti, diventa per molti l’unica opzione disponibile. Il risultato? Maggiori difficoltà nell’accesso a tutele previdenziali, assicurazioni sanitarie e diritti lavorativi.

L’intelligenza artificiale e la minaccia per i freelance

Oltre alla precarietà intrinseca del lavoro freelance, un nuovo ostacolo sta emergendo: l’automazione guidata dall’intelligenza artificiale. La narrativa ufficiale sostiene che l’AI automatizzerà i compiti ripetitivi, permettendo agli esseri umani di concentrarsi su mansioni più creative e gratificanti. Tuttavia, la realtà sembra molto diversa.

Secondo uno studio condotto dalla Washington University e dalla NYU Stern School of Business, l’impatto dell’AI sulle opportunità di lavoro freelance è allarmante: per ogni aumento dell’1% nei guadagni passati di un freelance, si registra una riduzione dello 0,5% delle opportunità lavorative e un calo del 1,7% nel reddito mensile dopo l’introduzione di nuove tecnologie AI. Questo suggerisce che l’intelligenza artificiale non si limiterà a sostituire lavori a bassa qualifica, ma avrà un impatto diretto anche sulle professioni altamente specializzate.

AI e lavoro: chi ne trae davvero beneficio?

L’automazione alimentata dall’AI si sta rivelando un’arma a doppio taglio: mentre le grandi aziende promettono innovazione e progresso, il vero effetto è un trasferimento di ricchezza dai lavoratori ai proprietari delle tecnologie. L’idea che l’AI possa risolvere i problemi del mercato del lavoro appare sempre più come una narrazione costruita ad arte per favorire gli interessi delle big tech.

Di fronte a questa minaccia, alcuni sindacati stanno iniziando a reagire. Un esempio significativo è lo sciopero dei portuali americani dell’ottobre scorso, che ha bloccato l’automazione dei porti e salvato migliaia di posti di lavoro. Anche il settore sanitario si sta opponendo alla diffusione indiscriminata dell’AI: in California, centinaia di infermieri hanno fermato l’introduzione di tecnologie AI affrettate e poco affidabili negli ospedali.

Persino nel mondo accademico si registrano resistenze: gli studenti e i docenti della Boston University, membri del sindacato SEIU Local 509, hanno costretto l’università a fare marcia indietro dopo che l’amministrazione aveva suggerito di sostituire parte del corpo docente con strumenti AI durante uno sciopero per migliori condizioni lavorative.

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