AI
Meta punta sul nucleare: la corsa all’energia per l’intelligenza artificiale

Con l’esplosione della domanda energetica dovuta all’intelligenza artificiale e ai data center, le grandi aziende tecnologiche stanno puntando sul nucleare per garantire un futuro sostenibile. Meta e Constellation Energy hanno firmato un accordo che segna l’inizio di una nuova era. Ma quali sono le implicazioni per l’ambiente e il settore energetico?
Una partnership ventennale dal 2027
Meta ha annunciato l’avvio di una partnership ventennale con Constellation Energy per la fornitura di energia nucleare. L’accordo, il primo di questo tipo per la società di Mark Zuckerberg proprietaria delle piattaforma Facebook e Instagram, riguarda nello specifico il Clinton Energy Center, un reattore nucleare in Illinois, che avrebbe dovuto chiudere nel 2017, ma ancora attivo grazie alle sovvenzioni governative. Dal 2027 sarà Meta, con l’investimento di una cifra che non è stata resa nota, a mantenerlo in attività, acquistandone l’intera capacità attuale di 1.121 MW.
Al momento, l’energia nucleare acquistata da Meta non servirà ad alimentare i data center, ma l’accordo rientra nel più ampio impegno della società per ridurre la sua carbon footprint.
Nucleare e Big Tech: le sinergie
L’accordo fra Meta e Constellation Energy non è un caso isolato. La crescente richiesta di energia che proviene dai datacenter e dalla diffusione dell’intelligenza artificiale ha spinto le grandi aziende del Tech a guardare con interesse verso il nucleare.
È il caso di Google e Amazon, che ha puntato su reattori più piccoli e tecnologicamente avanzati, o di Microsoft, che ha stretto una collaborazione sempre con Constellation Energy per riavviare la centrale di Three Mile Island.
La posizione della IEA
“Non esiste AI senza energia, in particolare elettricità per i data center; allo stesso tempo, l’IA ha il potenziale per trasformare il settore energetico” sono le parole con cui l’International Energy Agency (IEA) ha aperto il suo ultimo rapporto Energy and AI. Nel 2024, i data center rappresentavano circa l’1,5% del consumo di elettricità mondiale (415 TWh). Gli Stati Uniti rappresentavano la quota maggiore di questo consumo (45%), seguiti da Cina (25%) ed Europa (15%).
Il report prevede che la domanda di elettricità dei data center in tutto il mondo sarà più che doppia entro il 2030, raggiungendo circa 945 TWh. L’AI guiderà questo aumento, con una domanda di elettricità da parte dei data center ottimizzati per l’AI che dovrebbe più che quadruplicare entro il 2030. Negli Stati Uniti, il consumo energetico dei data center rappresenterà quasi la metà della crescita della domanda di elettricità fino al 2030.
“L’intelligenza artificiale è una delle più grandi novità nel mondo dell’energia di oggi, ma fino ad ora i decisori politici e i mercati non avevano gli strumenti per comprenderne appieno l’impatto ad ampio raggio”, ha commentato il direttore dell’IEA Fatih Birol . “La domanda globale di elettricità dei data center è destinata a più che raddoppiare nei prossimi cinque anni, consumando entro il 2030 la stessa quantità di elettricità consumata oggi dall’intero Giappone”. D’altro canto, poiché l’Intelligenza Artificiale sta diventando sempre di più parte integrante della scoperta scientifica, questa tecnologia potrebbe accelerare l’innovazione nel settore energetico, come nel campo delle batterie o del solare fotovoltaico.
Un’AI sostenibile è possibile?
Secondo uno studio dei ricercatori Enrico Barbierato e Alice Gatti del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, la Green AI, che è più efficiente in termini di risorse, a scapito dell’accuratezza, può ridurre il consumo energetico anche di oltre il 50%.
Metodi più “ecologici” per addestrare l’AI, raffreddare i data center e alimentarli con energia pulita sono allo studio e il Portogallo, all’avanguardia, già alimenta i suoi data center tramite le fonti rinnovabili.