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30 mesi di Generative AI tra ottimismo e impazienza

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deepfake e AI

A trenta mesi dall’ingresso di ChatGPT e dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) nel mainstream, l’entusiasmo iniziale sembra essersi affievolito. I media parlano di una “fase di disillusione”, con leader aziendali che iniziano a mettere in dubbio il ritorno sugli investimenti (ROI), e investitori in cerca di prove tangibili di guadagni. Anche figure iconiche come Sam Altman, CEO di OpenAI, sono passate dal ruolo di visionari a quello di bersaglio critico.

Ma questa narrativa potrebbe risultare fuorviante. La GenAI è valutata con aspettative obsolete, che non tengono conto del ritmo e della portata reale della sua evoluzione. I dati, infatti, raccontano un’altra storia.

Uno studio condotto da PYMNTS Intelligence evidenzia come la GenAI stia avanzando rapidamente all’interno delle imprese. Nel marzo 2024, solo il 26% dei CFO intervistati riportava un ROI “molto positivo” dall’uso della GenAI; nove mesi dopo, quella percentuale è salita al 90%. Parallelamente, l’utilizzo della GenAI per la cybersecurity e la prevenzione delle frodi è passato dal 28% al 75%.

Questi numeri suggeriscono che la GenAI si sta trasformando da tecnologia sperimentale a infrastruttura strategica, diventando parte integrante delle operazioni aziendali.

Un ulteriore sviluppo è l’ascesa della cosiddetta “AI agentica”, ovvero sistemi capaci di agire autonomamente su compiti complessi. Secondo Deloitte, entro la fine del 2025 il 25% delle aziende che già utilizzano GenAI introdurrà questi agenti AI, con una stima di raddoppio entro il 2027.

Questi sistemi sono già operativi in settori cruciali, come l’elaborazione di sinistri assicurativi, il monitoraggio sanitario e l’automazione nel commercio elettronico

A differenza delle rivoluzioni tecnologiche precedenti, la GenAI beneficia di un’infrastruttura digitale già pronta: cloud computing, connettività diffusa e accesso a dati aziendali. Questo le consente un’adozione accelerata e un impatto immediato.

PYMNTS rileva che il 78% delle organizzazioni ora utilizza la GenAI in almeno una funzione strategica, contro il 55% dell’anno precedente. Un balzo significativo, a dimostrazione che non siamo affatto nella fase di disillusione, ma nel cuore della trasformazione.

A soli trenta mesi dal suo debutto, la GenAI ha già mostrato un impatto tangibile su produttività, sicurezza e innovazione. Il fatto che oggi si discuta del suo futuro economico e sociale non è segno di rallentamento, ma di consolidamento.

La GenAI non è un’illusione tecnologica destinata a svanire. È una nuova infrastruttura dell’economia digitale, che cresce rapidamente e promette di ridefinire il modo in cui lavoriamo, creiamo e prendiamo decisioni.

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